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IL CONTROLLO DELL'ATMOSFERA NEGLI AMBIENTI CONFINATI
2015-05-05

IL CONTROLLO DELL'ATMOSFERA NEGLI AMBIENTI CONFINATI

Gli indispensabili controlli dell’atmosfera, con misurazioni specifiche e strumentali. Quali caratteristiche deve avere un analizzatore ottimale? E come è meglio procedere?

Quando si svolgono attività in ambienti confinati risulta indispensabile effettuare regolari controlli dell’atmosfera, con misurazioni specifiche e strumentali. Ma quali caratteristiche deve avere un analizzatore ottimale? E come è meglio procedere?

Con l’espressione Spazi Confinati si intendono aree di lavoro generalmente non destinate allo stazionamento fisso di lavoratori, con aperture per entrare e uscire limitate e di difficile fruizione. Gli incidenti in queste zone, proprio per le loro particolarità, possono essere anche molto gravi, soprattutto in presenza di agenti chimici, gas e polveri, poiché, in quanto privi di aperture di sfogo, si saturano facilmente, diventando altamente nocivi o a rischio esplosione.

Gli ambienti sospetti di inquinamento (o confinati), quindi, presentano una probabilità di rischio incidenti da non sottovalutare. Risulta pertanto fondamentale procedere con misure strumentali dei livelli di ossigeno e della concentrazione di gas o sostanze pericolose eventualmente presenti nell’ambiente.
A tal proposito, il gruppo di lavoro Ambienti Confinati costituito dal Comitato Regionale di Coordinamento della Regione Emilia Romagna (ex art. 7 del D.Lgs 81/08) ha redatto un documento dal titolo “Istruzioni operative in materia di sicurezza ed igiene del lavoro per i lavori in ambienti confinati”, in cui ha stilato le regole generali e le fasi di lavoro per effettuare le misure strumentali dell’atmosfera negli ambienti di lavoro confinati.

La sequenza operativa ideale dovrebbe essere svolta in fasi distinte e ordinate, come fossero stadi di una catena consequenziale. Questi, poi, rientrano all’interno di nove regole così programmate perché le verifiche vengano realizzate secondo un preciso ordine:

  1. Verificare la presenza di un’atmosfera corrosiva (per proteggere l’analizzatore da un’atmosfera troppo aggressiva), poi il livello di ossigeno (per assicurarsi di poter fare una corretta misurazione del limite di infiammabilità), quindi il limite di infiammabilità e infine si la misura della tossicità dell’atmosfera;
  2. Considerare la densità dei gas/vapori, che tendono a stratificarsi all’interno dello spazio confinato a seconda della loro densità - in basso i più pesanti, in alto i più leggeri - impedendo la naturale ventilazione del luogo considerato.
  3. Conoscere i limiti intrinseci allo strumento di rilevazione per poter effettuare una lettura accurata dei valori interessanti: sensibilità, tempo di risposta, selettività, ma anche le condizioni di misurazione (percentuale di aria necessaria a un rilevamento preciso del livello di infiammabilità, effetto delle temperature estreme sulla misura, l’umidità, la pressione barometrica) e i gas/vapori che possono interferire con la stima o danneggiare lo strumento. Il documento ricorda inoltre che:
    • il rilevatore deve essere certificato ATEX se risulta necessario effettuare le misure in aree a rischio esplosione
    • se l’analizzatore è provvisto di tubo di prelievo, “bisogna tenere conto del tempo necessario all’aria aspirata per raggiungere il sensore e per la stabilizzazione del segnale.”
  4. Conoscere i parametri operativi dell’analizzatore, come “la vita media operativa del sensore, il numero di pompate che sono necessarie quando si utilizza un misuratore con aspirazione manuale (es. fialette a lettura diretta) e quali accessori sono necessari per il corretto funzionamento in campo”
  5. Tenere presente che molti gasi infiammabili sono anche tossici e che il “pericolo di esposizione a gas tossici è indipendente dalla concentrazione di ossigeno e dalla presenza di atmosfere infiammabili. Molte atmosfere pericolose, anche quando si riduce la concentrazione di gas infiammabile al di sotto del limite inferiore di infiammabilità, continuano a essere tossiche. Analogamente possono verificarsi condizioni per cui l’atmosfera non risulta più tossica ma rimane il pericolo di infiammabilità”.
  6. Considerare che alcuni vapori si spostano verso l’esterno dello spazio, per tanto è bene effettuare delle rilevazioni nei luoghi prossimi allo spazio confinato per determinare se fuoriescano gas tossici o infiammabili.
  7. Effettuare la calibrazione dello strumento di analisi all’aria pulita, affinché legga 20,9% di ossigeno e il suo valore zero del campo di misura dell’infiammabilità/tossicità sia correttamente tarato.
  8. Stabilire se è necessario effettuare un’analisi preliminare attraverso un’apertura nello spazio confinato. Se in seguito a un incidente lo spazio non viene aperto, i gas tenderanno a concentrarsi in prossimità del portone di accesso, che è quindi bene non aprire fino a che non si è determinata la gravità della condizione interna. È sempre consigliabile indossare sistemi di protezione personale.
  9. Verificare che la batteria dello strumento abbia una carica sufficiente a effettuare l’intera rilevazione. Il documento specifica inoltre che nel caso “si debba verificare uno spazio confinato molto profondo e/o l’area operativa si trovi molto distante dal punto di ingresso/uscita, l’atmosfera interna potrebbe essere stratificata e/o avere concentrazioni diverse nel volume interno. In questo caso la misurazione deve essere effettuata nell’intorno dell’operatore”. Infine il documento ha una sezione intitolata “Caratteristiche e modalità del controllo strumentale dell’atmosfera in ambienti confinati” in cui vengono dati utili suggerimenti sulla scelta dell’analizzatore ideale:
    • “portabile, robusto, facile da utilizzare, explosion proof, intrinsecamente sicuro;
    • con un minimo tempo di risposta (tempo che intercorre da quando il sensore viene in contatto con il gas da analizzare a quando l’apparecchio genera sul display il dato di concentrazione);
    • con un range di misura adeguato alle concentrazioni previste;
    • sensibile (capacità dello strumento di misurare con accuratezza anche minime variazioni di concentrazione);
    • selettivo (capacità dello strumento di rilevare e misurare uno specifico agente chimico o famiglia di agenti chimici senza subire interferenza da parte di altre sostanze);
    • -accurato (minima differenza tra la lettura della concentrazione del contaminante e l’effettiva concentrazione in ambiente);
    • preciso (capacità di fornire misure riproducibili)”.
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