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I RISCHI DEL LAVORO IN QUOTA
2014-10-13

I RISCHI DEL LAVORO IN QUOTA

Un'indagine INAIL sulle cadute dall'alto

Il settore Ricerca dell’INAIL, coordinato con gli operatori di prevenzione delle ASL, ha presentato una serie di utili schede informative (o schede di analisi) correlate al progetto INFOR.MO., il sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
La documentazione, che si apre con alcuni fascicoli generici, è corredata da schede specifiche che si rivolgono a particolari rischi professionali, riportandone sia dati descrittivi che un approfondimento sui fattori di rischio e sulle più idonee misure preventive.

Tra queste, di interesse particolare è la scheda relativa alle cadute dall’alto dei lavoratori, che rappresentano circa un terzo degli infortuni mortali registrati da INFOR.MO (32,5% dei casi registrati). Dall’analisi, che è relativa al quinquennio 208-2012, emerge che il settore maggiormente interessato da questa tipologia di incidenti è quello delle costruzioni (65% degli eventi totali), e più specificatamente occorrono nei cantieri (52,4% degli incidenti).

Come anticipato, la scheda riporta importanti dati descrittivi relativi relativi ai luoghi di avvenimento degli incidenti, alla natura delle lesioni che comportano, alle condizioni contrattuali, all’anzianità lavorativa, alla dimensione delle aziende, alla nazionalità degli infortunati, che permettono di pianificare azioni e campagne di prevenzione mirata.

Emerge che in quasi il 31% dei casi la caduta è avvenuta da tetti o coperture; in circa il 30% da attrezzature per lavori in quota (scale portatili, trabattelli, ponteggi); nel 16% dei casi da parti in quota di un edificio (terrazzi, parapetti, aperture). Il 71% di questi incidenti è avvenuto in aziende di dimensione ridotta, fino a un massimo di 9 dipendenti. Un dato certamente rilevante, ma da ricollegare anche alla diffusione di microimprese nel settore dell’edilizia.

I ricercatori di INFOR.MO che hanno condotto lo studio hanno individuato sei principali categorie di caduta dall’alto:

  • caduta per sfondamento di copertura
  • caduta da scala portatile
  • caduta da parte fissa di edificio
  • caduta da ponteggi
  • caduta all’interno di varco
  • caduta da mezzi di sollevamento o per lavori in quota,

e per ciascuna di queste modalità di infortunio hanno fornito dati interessanti inerenti sia le cause che li hanno provocati che le pratiche preventive da mettere in atto per ridurli o evitarli.

È interessante sottolineare come per ciascuna delle sei tipologie di incidente il rischio maggiormente ricorrente è la modalità operativa del lavoratore.
Nel caso di caduta per sfondamento di copertura, ad esempio, nel 43% dei casi l’infortunio avviene in conseguenza a errori di procedura, come transitare su superfici non portanti e quindi non calpestabili. Segue la mancata interdizione al passaggio di siti pericolosi, ai quali non vengono applicate misure di segnalazione adeguata o protezioni/parapetti. Un’altra ragione consistente è anche il mancato o lo scorretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (casco, cintura di sicurezza).
Per migliorare la prevenzione, in questo caso specifico, è importante:

  • segnalare adeguatamente o intercludere il passaggio degli operatori su coperture non portanti presenti nell’area di lavoro;
  • dotare l’area di lavoro di opportuni piani di camminamento per effettuare i lavori in sicurezza e di disporre impalcati di protezione o reti di sicurezza al di sotto della copertura;
  • dotare gli operatori di sistemi di protezione individuali idonei per l’uso specifico;
  • assicurare i sistemi di protezione, direttamente o mediante connettore lungo una guida o linea vita, a parti stabili delle opere fisse o provvisionali.

In riferimento alle cadute da scale portatili, la percentuale degli incidenti capitati come conseguenza delle modalità operative dei lavoratori sale al 62%. Nella maggioranza dei casi si tratta di un improprio o errato uso di una scala portatile. È chiara l’incidenza anche del fattore utensili-macchine-impianti, il cuo scorretto assetto può provocare incidenti anche mortali.
Migliorare la prevenzione, in questo caso, significa:

  • che le scale devono essere costruite mediante materiali adeguati al tipo di impiego (e, più in generale, devono essere appropriate al lavoro da svolgere);
  • che le scale devono essere provviste di dispositivi antisdrucciolo sia alle estremità inferiori che a quelle superiori (questi eventualmente sostituiti da ganci di trattenuta);
  • che nel caso di pericolo di sbandamento le scale devono essere trattenute al piede da un altro operatore;
  • che le scale a pioli possono essere impiegate solo e soltanto nel caso in cui non vi sia giustificazione all’uso di attrezzature da lavoro considerate più sicure.
  • Le calzature a uso professionale sono obbligatorie sempre.

Per ciò che riguarda le cadute da parte fissa di edificio o da ponteggio, il 40% degli incidenti avviene per le modalità operative dei lavoratori: in seguito a un errore nella procedura il rischio di perdere l’equilibrio aumenta esponenzialmente. Influiscono anche i dispositivi di protezione individuale e l’ambiente circostante.
Per ridurre questo tipo di infortunio è necessario:

  • predisporre le attrezzature da lavoro in quota dotandole di tutti gli elementi di protezione ( nel montaggio/smontaggio dei ponteggi bisogna fare riferimento al PIMUS, il piano specifico inerente);
  • fornire l’adeguata formazione al personale addetto al montaggio/smontaggio delle impalcature attraverso un adeguato corso teorico-pratico che rilasci uno specifico attestato;
  • impiegare i DPI anticaduta, in special modo quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro;
  • utilizzare preferibilmente ponteggi che prevedono il montaggio in sicurezza dei parapetti.

Per lavoro in quota si intende un’attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2m rispetto a un piano stabile. Dal momento che non sempre è possibile eseguire i lavori temporanei in quota in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate, è necessario scegliere le attrezzature da lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri a prescindere dalla modalità specifica dell’incidente:

  • priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale;
  • dimensioni delle attrezzature di lavoro confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle sollecitazioni prevedibili e ad una circolazione priva di rischi;
  • scelta del tipo più idoneo di sistema di accesso ai posti di lavoro temporanei in quota in rapporto alla frequenza di circolazione, al dislivello e alla durata dell’impiego”.

Le attrezzature utilizzate per i lavori in quota, infatti, devono essere “confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle sollecitazioni prevedibili al fine di consentire una circolazione priva di rischi. Si devono inoltre individuare le misure atte a minimizzare i rischi per i lavoratori, insiti nelle attrezzature in questione, prevedendo, ove necessario, l’installazione di dispositivi di protezione contro le cadute”.

La scheda ricorda poi l’importanza di mantenere in efficienza i DPI nel corso del tempo “mediante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie secondo le indicazioni fornite dal fabbricante con il foglio informativo”, nonché di “assicurare ai lavoratori una formazione adeguata ed uno specifico addestramento all’uso corretto dei dispositivi”.

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