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DAE E SPORT
2014-09-30

DAE E SPORT

L’obbligo del defibrillatore per le Società e i Centri Sportivi

Ne avevamo già parlato a gennaio, ma la questione dei Defibrillatori Semi-Automatici Esterni (DAE) merita un approfondimento. L’emanazione della normativa (Decreto Balduzzi), infatti, che risale alla primavera del 2012, aveva creato non poche polemiche, soprattutto in merito ai costi che le società avrebbero dovuto sostenere per ottemperare l’obbligo di dotarsi dei dispositivi salva-vita e garantire la formazione specifica agli operatori preposti a utilizzarli.

Il 20 luglio 2013 la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale ha però reso effettiva la norma, imponendo alle società sportive professionistiche e dilettantistiche di dotarsi del defibrillatore semi-automatico, col termine ultimo fissato a ottobre 2015. Entro il 2016, di fatto, tutte le società sportive saranno provviste di un DAE. O almeno dovrebbero.

Ad oggi si conta che ancora sono pochissime le società sportive non professionistiche che hanno già provveduto ad acquistare il dispositivo (intorno al 4%), e anche tra queste c’è chi dichiara la propria arretratezza sul piano della formazione di operatori in grado di usarle. Il dato mancante è però il numero di decessi che avvengono annualmente sui campi sportivi.

Tra il 2006 e il 2012 se ne contano 592, una media di 100 casi all’anno che è anche aumentata nel biennio 2013-2014. Una cifra che potrebbe diminuire sensibilmente se gli atleti venissero repentinamente soccorsi con le tecniche di respirazione unitamente all’utilizzo del defibrillatore. Gli esperti dichiarano infatti che dei 60.000 casi di arresto cardiaco registrati in Italia ogni anno, le persone che si salvano sono quelle alle quali vengono applicati interventi di primo soccorso tempestivi e adeguati nei primi 5 minuti dal malore.

Nell’Allegato E che segue il Decreto Ministeriale del 20 luglio 2013 si legge che “la maggiore determinante per la sopravvivenza è rappresentata dalle compressioni toraciche esterne (massaggio cardiaco) applicate il prima possibile anche da parte di personale non sanitario. Senza queste tempestive manovre, che possono essere apprese in corsi di formazione di poche ore, il soccorso successivo ha poche o nulle probabilità di successo. A questo primo e fondamentale trattamento deve seguire, in tempi stretti, la disponibilità di un Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) che consente anche a personale non sanitario di erogare una scarica elettrica dosata in grado, in determinate situazioni, di far riprendere un’attività cardiaca spontanea.”

È chiaro che, nonostante la disponibilità di mezzi di soccorso territoriali, l’intervento di defibrillazione può essere ancora più efficace qualora sia presente sul posto personale non-sanitario addestrato che interviene prima dell’arrivo del 118. Come è anche evidente che il dispositivo salva-vita deve essere dislocato in luoghi accessibili e riconoscibili, possibilmente nelle strette vicinanze del campo su cui si disputano gli eventi sportivi. L’obbligo per i contesti sportivi di dotarsi del DAE nasce dal fatto che l’attività fisica di per sé costituisce un possibile rischio di Arresto Cardio-circolatorio. Proprio per questo, si evidenzia l’opportunità di dotare di DAE anche centri sportivi, stadi e palestre e tutte le realtà nelle quali vengono svolte attività che interessino l’apparato cardiovascolare. Ma oltre alle evidenti correlazioni sport-defibrillazione, l’intento del legislatore è anche quello di ricorrere all’attività sportiva come a un canale attraverso il quale veicolare la diffusione di una maggiore specifica cultura che raggiunga la maggior parte della popolazione.

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