Ergonomia, dispositivi mobili, patologie... e qualche consiglio!
Dopo la panoramica della settimana scorsa sul modo in cui è cambiato il lavoro "in ufficio" grazie alle nuove tecnologie di comunicazione (potete leggere la prima parte qui), entriamo ora nello specifico e nel merito di ciascuno dei dispositivi mobili che un lavoratore work from home ha a disposizione, e delle eventuali condizioni di lavoro in cui può trovarsi.
IL LAPTOP (computer portatile)
I computer portatili sono per definizione ergonomicamente scorretti (dall’inglese lap = grembo, e top = sopra, sul grembo). Questo è dovuto soparattutto al fatto che non esiste alcun modo di modificare la distanza tra la tastiera e lo schermo. Il professor Alan Hedge della Ergonomics Plus lo spiega molto bene. “La progettazione di computer portatili viola un requisito ergonomico di base per un computer, e cioè annulla la separazione tra tastiera e schermo. Negli ultimi anni, i computer hanno infatti integrato le due componenti in un’unica singola unità, e questo ha comportato un incremento delle denunce di patologie all’apparato muscolo-scheletrico.” Per tanto è del tutto impossibile situare il proprio corpo in maniera ergonomicamente accettabile. Alla fine degli anni Settanta venne reso noto un certo numero di linee guida per l’ergonomia, tutte sviluppate intorno al principio di separazione tra la tastiera e il display. La ragione era semplice: un design compatto e fisso avrebbe implicato l’impossibilità di avere al contempo una posizione comoda della tastiera e una visibilità idonea dello schermo. Requisito, questo, che ancora oggi viene rivendicato, poiché nonostante i computer portatili abbiano quasi del tutto rimpiazzato i fratelli maggiori fissi, nessuna delle loro configurazioni ad oggi conosciute soddisfa i principi ergonomici ideali.
Questo significa che quando si utilizzano computer portatili bisogna prestare particolare attenzione alla posizione che si assume per lavorare. Una buona soluzione è – quando possibile – quella di utilizzare tastiera e mouse esterni collegati al computer. Quando è infattibile, è buona cosa adattare la postazione di lavoro per assumere posizioni più consone allo svolgimento di attività di lunga durata. Per evitare la consueta posizione “a tartaruga” (schiena curva, collo e testa protesi verso il dispositivo) è una buona idea quella di utilizzare il portatile come un computer da scrivania:
• utilizzare una sedia da ufficio;
• utilizzare periferiche di input (tastiera, mouse) esterni per consentire alle spalle di rilassarsi e alle mani di restare allo stesso livello dei gomiti;
• posizionare il portatile su un’alzata – o usare un monitor separato – affinchè la cornice superiore dello schermo si trovi alla stessa altezza della linea degli occhi.
Comunque, Hedge sottolinea che, di fatto, usare il laptop come un desktop non faccia altro che aggirare il problema. “Le scrivanie sono generalmente alte ottanta centimetri da terra, un’altezza consona ad attività come la scrittura, ma terribile per la digitazione, poiché eccessiva, a meno che tu non sia una persona di un metro e ottantacinque”, considerando anche l’altezza del portatile.
Usare monitor esterni è una buona soluzione, poiché consentono di organizzare la postazione in maniera più simile a un desktop, ma la qualità dei display dei laptop è troppo alta per rinunciarvi.
È bene evitare di usare il laptop posandolo sul grembo per periodi prolungati di tempo. Meglio mantenere posture erette o sedute, mai sdraiate. Per eludere il fastidioso riflesso dello schermo, il portatile deve essere posizionato perpendicolarmente alle finestre. Quando la luce esterna è molto intensa, è meglio schermarla, chiudendo le tapparelle o le persiano oppure ricorrendo a tendaggi oscuranti. Come già abbiamo detto, è buona prassi interrompere l’attività di lavoro per un paio di minuti almeno ogni mezz’ora e svolgere azioni alternative. Non irrigidire i polsi mentre si digita, ma mantenerli in una condizione di rilassatezza naturale, appoggiando gli avambracci al piano da lavoro perché facciano da supporto alle mani. Di tanto in tanto fa bene sollevare le mani dalla tastiera e sgranchirsi dita e polsi.
Non bisogna sottovalutare nemmeno il momento della scelta della borsa per il trasporto del portatile. È fondamentale considerare il peso del dispositivo e ricordarsi di sommare a questo anche i pesi dei vari accessori che presumibilmente ci si porterà (il carica batterie, periferiche esterne, altro), oltre magari ad alcuni strumenti indispensabili allo svolgimento del lavoro (agenda, quaderni, penne, oggetti personali). I trolley sono sempre la migliore opzione. Comunque, è meglio preferire gli zaini alle tracolle, con spallacci imbottiti e provvisti di una cintura in vita per distribuire meglio il peso sui fianchi.
Un altro aspetto da considerare nell’utilizzo dei computer portatili è la loro capacità di generare molto calore quando i processori sono attivi. Se il dispositivo è posizionato su una superficie solida o tenuto in grembo, la ventilazione è ridotta di molto poiché il calore che è sfogato dalla ventola della macchina non riesce a disperdersi. Come risultato, un computer portatile surriscaldato, oltre a rischiare lo spegnimento improvviso e la perdita dei dati, può diventare seriamente pericoloso. Le temperature che è in grado di raggiungere possono provocare ustioni alla pelle umana, anche attraverso i vestiti. Un modo per prevenire queste scottature è certamente quello di mantenere sollevato dal piano di appoggio il portatile, magari con un’alzata, in maniera tale da consentire al raffreddamento di avvenire tranquillamente. Ma è importante anche sgombrare l’area intorno al dispositivo, così da aumentare il ricircolo d’aria intorno al computer. Dovesse rivelarsi indispensabile l’utilizzo del portatile in grembo, è buona prassi allontanarlo spesso dal proprio corpo per permettergli di raffreddarsi.
I TABLET
I tablet sono indubbiamente degli ottimi strumenti multiuso, e ad un primo sguardo sembrano in grado di liberare i lavoratori dalle loro scrivanie, ma se impiegati in modo improprio prossono provocare patologie al collo, alle spalle e ai polsi. Di fatto, anche i tablet vengono appoggiati a superfici solide di sostegno, con la differenza che gli utenti dei dispositivi mobili sono propensi a sporgere in avanti il collo e la testa e a incurvare la schiena per utilizzarli, anche quando stanno in piedi. Questo per meglio leggere i caratteri molto piccoli, realizzare operazioni più complesse o evitare il riflesso dello schermo provocato dalla luce ambientale. “Protendersi in avanti provoca una forza di schiacciamento delle vertebre lombari che è doppia rispetto all’incurvatura della schiena all’indietro”, spieha Alan Hedge. Una delle conseguenze del curvarsi in avanti è la nuova Neck iPad Syndrome (Sindrome del Collo da utilizzo di iPad), ovvero l’indolenzimento cronico della schiena e della parte alta delle spalle.
Un accorgimento molto semplice quando si utilizza un tablet può essere quello di acquistare una cover che funga anche da supporto regolabile a un’angolazione di 45°, in modo da non dover sostenere il dispositivo con le mani. Qualora fosse impossibile appoggiarsi a una superficie piana, è bene alternare le mani nel sorreggere il tablet, per non affaticare troppo uno dei due polsi. Le mani vanno alternate anche nei momenti di interazione col dispositivo: è una cattiva abitudine quella di usare sempre le stesse dita per premere pulsanti o digitare sul touch screen. La digitazione prolungata onscreen (direttamente sullo schermo) può causare rigidità o indolenzimento delle dita che picchiettano contro il solido vetro del display, la cui tastiera non è dotata della caratteristica capacità di assorbire i colpi che invece hanno le tastiere tradizionali. Le dita di chi usa un tablet, infatti, non incontrano la stessa resistenza o lo stesso feedback al tatto. È un po’ come tamburellare tutto il giorno sulla superficie di una scrivania.Secondo Hedge “In nome del processo tecnologico abbiamo spostato le persone dall’atto di digitare a quello di colpire in maniera concitata, riducendo drammaticamente la loro produttività.”
Per la composizione di testi molto lunghi, di e-mail e documenti è sempre meglio appoggiarsi a una tastiera bluetooth esterna. Sebbene un accessorio esterno aumenti il volume del dispositivo e la confusione sul piano di lavoro, compromettendo di fatto il confort che si trae dal lavorare su una tecnologia leggera e portatile, può mitigare la fatica muscolare. Quando la lettura di testi sul tablet impiega molto tempo, è meglio portare il tablet all’altezza degli occhi (alzandolo, anche con le mani) piuttosto che tenere lo sguardo puntato verso il basso per troppo tempo. Nonostante vengano letti come fossero libri, questi ultimi incoraggiano più spesso un cambio di postura e posizione, quanto meno per procedere allo sfoglio delle pagine.
Come per qualsiasi lavoro svolto con tecnologie digitali, è sempre un ottimo consiglio quello di prendersi frequenti micro pause rigeneranti, che devono consistere in attività alternative al tablet (e non sul tablet) che consentano di riposare la vista e i polsi. Un uso eccessivo dell’iPad può anche interferire con il sonno. Lo sostiene Mariana Figueiro, Direttrice del programma Luce e Salute del Centro di Ricerca sulla Luminosità del Politecnico di Troy (New York). L’esposizione a luci molto forti nelle ore pre-notturne inibisce la sintesi della melatonina da parte del corpo, ovvero di quell’enzima che concilia il sonno. E questo rende più difficile addormentarsi. Bastano due ore di utilizzo del tablet a piena luce per scordarsi un sonno tranquillo.
SMARTPHONE
Tenere il telefono appoggiato all’orecchio per lunghe ore consecutive può provocare numerose problematiche a gomiti, schiena, spalle e collo. Quando possibile è sempre meglio ricorrere a un sistema di risposta alternativo (auricolari, vivavoce, bluetooth) che non richieda di tenere il telefono appoggiato alla guancia per lunghi periodi di tempo. Meglio ancora, ridurre al minimo la frequenza di utilizzo del dispositivo. Inoltre, messaggiare o usare il cellulare per scrivere e-mail dal testo denso o documenti ricchi di dati può comportare uno stress eccessivo alle dita, e ancora una volta alle spalle e al collo.
Il desktop e il laptop, quando organizzati correttamente, provocano molto meno stress al corpo. Affidarsi ai pollici per la composizione di messaggi ha condotto all’emergere di una condizione patologica diventata nota nella letteratura scientifica col nome di Sindrome di Quervain, ma che è più comunemente conosciuta come BlackBarry Thumb, Text Thumb o Nintendo Thumb. “La Blackbarry Thumb è una vera e propria tendinite alla base del pollice, causata dalla digitazione veloce, e il suo trend è in crescita”, dice Linda Weitzel, Esperta di ergonomia per la società Xerox, a Rochester (New York). Una ricerca della Virgin Mobile Survey sugli utenti britannici ha rivelato che il problema dei pollici e dei polsi indolenziti affliggeva il 38% delle persone a cinque anni dall’acquisto dei nuovi modelli di cellulari. Usare opzioni alternative alle tastiere incorporate o touchscreen può essere di aiuto. Un’ottima soluzione sono – ancora una volta – i comandi vocali. Nel sostenere con le mani lo smartphone è bene alternarle, così da variare le operazioni che ciascuna delle due assolve, rilassare i polsi e convertire la rigidità muscolare delle dita. Anche in questo caso, ricorrere ai sistemi di comando vocale è l’opzione ideale, senza contare che consente di avere le mani libere. Ovviamente è proibito usare il telefono durante la guida, mentre si cammina per strada o si va in bicicletta.